SUPER PROPAGAP

I creatori di Superman, Jerry Siegel e Joe Shuster, entrambi ebrei, avrebbero creato il personaggio come metafora della loro identità ebraica e delle loro esperienze.

Il nome kryptoniano di Superman, Kal-El, si dice che abbia radici ebraiche e che significhi la Voce del potente/Dio (“El” che significherebbe “potente/Dio” e “Kal” “voce” in ebraico).

Alcuni analisti hanno sottolineato che nella storia di Superman, originario di un altro pianeta che celava la sua vera identità, potesse esistere un parallelismo con le esperienze degli ebrei immigrati e con il loro desiderio di adattamento e integrazione nella società americana.

Tra le varie opinioni sul film Superman di James Gunn, da poco nelle sale, quella che più mi ha dato modo di riflettere è stata quella espressa dal GAP (circolo ARCI nel quartiere resistente di San Lorenzo) e in particolare i passaggi che analizzerò.

“svolge un ruolo centrale per la vicenda una guerra che, con un’allegoria piuttosto palese, rimanda all’aggressione sionista in Palestina e in Medio Oriente. Infatti, nella sua ultima avventura, il supereroe simbolo del suprematismo imperialista statunitense decide di aiutare gli abitanti di un paese desertico […] che, armati di asce e bastoni, cercano di respingere l’invasione di una potenza vicina armata fino ai denti con soldati bianchi […].

I parallelismi con la situazione attuale in Palestina sono evidenti. Ad esempio, le scene dei carri armati boraviani che sfondano i recinti al confine e colpiscono la folla disarmata ricordano esplicitamente gli attacchi premeditati alla popolazione civile da parte dell’IDF a Gaza e in Cisgiordania.”

Personalmente ho sempre pensato che soprattutto quando si parla di hasbarà e di colonialismo di insediamento ebreo sionista, la forma di ciò che si pone per iscritto è fondamentale, qualora l’obiettivo sia una destrutturazione alla radice che ha portato all’occupazione dell’intera Palestina storica.

Parlare di aggressione come se tutto fosse riconducibile a ciò che gli ebrei suprematisti hanno fatto in Palestina dopo il 7 ottobre è riduttivo e porta il focus solamente ad una parte, ormai parrebbe normalizzata, della Storia, che invece rimane lunga più di un secolo. Comprendo che sui social si punti a sintetizzare ma se in tutti i post pubblicati dal 7 ottobre ad oggi si fosse parlato del colonialismo di stampo ebraico sionista, e di come lo si è finemente compiuto nel nome delle sacre scritture ebraiche dell’antico testamento (e non solo), FORSE si sarebbero potute ripensare, e di conseguenza ridimensionare, dei nuclei di potere presenti anche e soprattutto nel nostro protetto occidente.

Scrivono poi termini quali “Medio Oriente” (termine eurocentrico coniato dagli inglesi) per parlare del Mondo Arabo e del Levante Mediterraneo, “popolazione civile” quando non esistono civili e militari per la liberazione ma solo umani palestinesi visto che i secondi sono stati costretti ad armarsi per liberare la propria Terra dall’occupante, “a Gaza e in Cisgiordania” come ad accettare che la Palestina non sia in realtà interamente occupata visto l’illegalità della nascita di “israele”.

“ci troviamo di fronte ad un prodotto del’industria cinematografica americana, da sempre incaricata di plasmare le menti e l’immagiario degli abitanti dei paesi occidentali, in cui si presenta, in maniera velata ma comunque riconoscibile, una voce di dissenso, per quanto in chiave umanitaria e non politica, rispetto alle azioni criminali dello stato sionista.”

In questa parte finale del comunicato si tende ad ignorare che l’industria cinematografica americana è per grossa parte appartenente a produzioni di sionisti ebrei con ovvia influenza e potere notevoli sulla linea editoriale di ogni singola sceneggiatura che diventa strumento di propaganda sionista e suprematista ebraica, raramente notata dalla massa tanto è normalizzata (basti notare i nomi e cognomi ebraici usati per i personaggi) utilizzata specialmente per normalizzare l’occupazione della Palestina e la centenaria pulizia etnica del popolo Palestinese.

Inoltre, sempre di più in questi ultimi tempi ci si riferisce a “israele” come a uno Stato: non esiste nessuno “stato sionista” ma esiste una colonia ebraica per via del fatto che il movimento nazionale ebraico sionista si è appropriato della Palestina senza che potesse farlo.

La voce di dissenso dov’è, in tutto questo descrivere coloniale?

Io ho trovato solo cliché antimusulmani e orientalisti in cui “la resistenza” viene rappresentata come sempre in termini di massa di selvaggi bifolchi che devono aspettare burocrati o supereroi per essere salvati. 

Elogiare questo film di normalizzazione dell odio antimusulmano, dell’autocelebrazione, come opera critica è da orbi e naïf.

James Gunn, il regista dice “Ho consegnato la sceneggiatura nel maggio 2023, mesi prima che l’attuale escalation del conflitto israelo-palestinese iniziasse nell’autunno dello stesso anno. Quando ho scritto il film, il conflitto mediorientale non era in corso. Quindi ho cercato di fare piccole cose per allontanarlo da questo, ma non ha nulla a che fare con il Medio Oriente. Si tratta dell’invasione di un paese molto più potente, governato da un despota, in un paese problematico in termini di storia politica, ma totalmente indifeso contro l’altro paese. È davvero un’invenzione”

Quindi non è un occupazione centenaria ma robetta di due anni.

Non è pulizia etnica, non genocidio da 77 anni, ma conflitto.

Non è la Palestina occupata dai coloni ebrei ma governata da tiranni (Gheddafi, Hussein, Assad, etc etc) che devono essere sconfitti dagli occidentali che conoscono il segreto della vita e vogliono spiegarla a chi scelgono come prossima popolazione di schiavi.

James Gunn chiude poi con “Superman è la storia di un immigrato gentile”.

Quindi i bianchi sono gentili, gli scuri e musulmani sono iracondi e quindi meno appetibili?

L’analisi del post di un circolo come il GAP potrebbe essere significativa per un dibattito critico e autocritico per la creazione di un’unica narrazione decoloniale.

Elogiare questo film come opera critica, quando invece è l’ennesimo prodotto della lobby ebraica hollywoodiana atto a normalizzare odio antimusulmano e suprematismo, è da orbi e naïf. 

Un po’ come gioire da liberal per “A Gaza è genocidio, mi spezza il cuore ma devo dirlo” del colono ebreo sionista Grossman.

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