ASSISTENZIALISMO ≠ SUMUD 

Quello che devi fare è tenere duro e combattere. 

Devi resistere, lottare per la tua terra e combattere.

Non devi lasciarti scoraggiare dagli attacchi ripetuti e rimanere un tutt’uno coi tuoi fratelli e le tue sorelle.

Resistenza irremovibile e sfida incrollabile.

Questo è Sumud per i Palestinesi.

Gli occidentali che si sono appropriati di questo termine senza aver chiesto il permesso ai nativi semiti, che da più di un secolo resistono al suprematismo ebraico, porteranno fino in fondo la pesantissima responsabilità che è il sacrificio SUMUD?

Hanno contattato i leader di Hamas per coordinarsi con loro o li hanno evitati perché magari in pessimi rapporti?

I fondi per la spedizione da dove provengono?

Una volta scaricati i beni di prima necessità l’equipaggio si unirà ad Hamas che gli ha permesso di prendere il cuore e gettarlo oltre l’ostacolo o proverà a convincerli che si può convivere con la colonia praticando la pacifica non violenza? Faranno gli scudi umani o torneranno con la coda fra le gambe accompagnati alla porta dagli occupanti ebrei? 

Di questa spedizione “pubblicizzata” su tutti gli organi di propaganda sionista (cosa che dovrebbe far riflettere sulla sua intenzione ed efficacia) si sa poco e niente e sembra più un abbaglio per tranquillizzare tutti gli opportunisti dell’ultima ora. Sembrerebbe l’ennesima performance di visibilità per avanzare a livello politico, sempre sulla pelle degli oppressi.

Gli organizzatori della flotta internazionale hanno ricevuto delle domande mirate anche da Palestinesi, le vittime, ma le risposte ultime sono state o silenzio o sarcasmo. L’oppresso viene trattato con sufficienza da chi è convinto di poter liberare la Palestina senza alcun tipo di coordinamento con l’asse della Resistenza.

Chi partecipa alla fumosa missione (sostenuta da AVS, PAP, PD, M5S) crede di essere utile tanto quanto un deltaplano del 7 ottobre?

Dopo aver assistito alla beatificazione di Francesca Albanese nel ruolo di pacifista istituzionale che riporta l’immagine dei Palestinesi in salsa nativi americani nelle riserve, l’imbarazzante carovana si appresta a fare scuola su come sconfiggere l’occupante a colpi di lattine di latte condensato.

Come pensano di distruggere i check point o le centinaia di testate atomiche a Dimona?
Come pensano di abbattere i muri che frazionano la Palestina e rispedire al mittente i coloni ebrei?
Come pensano di far ritornare i milioni di palestinesi esuli a cui da 77 anni viene negato il diritto al ritorno?

Pensano di immolarsi e di fare i martiri?

Se lo scopo è potenzialmente quello di farsi colpire sulla flotilla, il messaggio finale quale sarebbe?
Che le morti occidentali convinceranno le potenze mondiali a distruggere la colonia ebraica e liberare la Palestina, e che quindi il sacrificio dei Palestinesi martiri a nulla sarà valso?

Questa pagliacciata sembra utile solo a pilotare la depensante opinione pubblica.

Tutti al mare

L’estate sta finendo 

La colonia ebraica NO

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